In questo articolo

Spoiler: non è colpa dell’idea. È colpa di come la stai facendo.

In teoria il team building dovrebbe migliorare la comunicazione, rafforzare lo spirito di squadra e aumentare la produttività.
In pratica, il 31% dei dipendenti lo considera l’attività più detestata dell’ambiente lavorativo, più degli aperitivi forzati e delle mail del venerdì sera.

E no, non è perché la gente non ha voglia di socializzare.
È perché troppo spesso il team building è fatto male.

Ecco cosa succede davvero dietro le quinte

L’idea è buona.
La realizzazione, molto meno.

Secondo i dati che abbiamo analizzato, ecco i motivi principali per cui i tuoi dipendenti odiano il team building:

1. È scollegato dalla realtà

Attività inutili, giochi imbarazzanti, esperienze scollegate dal lavoro reale.
Se non c’è una connessione tangibile con la quotidianità, il team building sembra una perdita di tempo travestita da svago.

2. È un altro carico da sopportare

Quando il team è già in burnout, non ha bisogno di “cadute di fiducia” o “cerimonie del purificarsi con l’uvetta”.
Ha bisogno di tempo, rispetto e recupero vero.

3. È progettato per estroversi da manager distratti

Giochi invadenti, ruoli forzati, dinamiche che non tengono conto di introversi, neurodivergenti o semplicemente persone che non vogliono condividere dettagli personali con i colleghi.

Se una persona si sente obbligata a partecipare, non sta costruendo fiducia. Sta costruendo resistenza.

4. Manca di ascolto e personalizzazione

La maggior parte dei team building parte senza analisi dei bisogni, senza obiettivi chiari e senza il coinvolgimento dei partecipanti.
E allora, perché i dipendenti dovrebbero partecipare con entusiasmo?

5. Non lascia nulla

Belle emozioni, belle riflessioni…
E poi tutto torna come prima. Se l’attività non offre competenze, strumenti, spunti da portare nel lavoro reale, resta un ricordo vago. E non un investimento.

Vuoi che il team building funzioni? Allora fallo DAVVERO.

1. Parti dalle persone, non dal format

Ascolta. Chiedi. Indaga.
Ogni gruppo è unico, e il modo in cui si può (o vuole) connettere dipende dal clima, dalla fiducia e dalla fase che sta vivendo.

2. Rendi l’attività rilevante e volontaria

Il divertimento forzato è il modo migliore per distruggere la spontaneità.
Crea un’esperienza così ben pensata che la gente non vorrà mancare — non perché è obbligata, ma perché sente che ne vale la pena.

3. Cura la sicurezza psicologica

Nessuna fiducia nasce dalla pressione.
Crea un contesto sicuro dove si può anche non parlare, non esporsi, non mettersi in mostra.
Da lì, e solo da lì, nasce la connessione vera.

4. Progetta con cura, misura con serietà

Il team building non è un regalo: è un investimento.
Progettalo bene, verifica l’impatto, misura i cambiamenti (motivazione, comunicazione, coesione, turnover…).
Solo così puoi davvero dire che ha funzionato.

In conclusione?

Il team building non è il problema.
Il problema è continuare a farlo male.

Se i tuoi dipendenti odiano il team building, non ignorarlo.
Ascolta. Cambia. E soprattutto: fai qualcosa che serva davvero.

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Il tuo team building fa schifo (e ti spiego perché i dipendenti lo odiano)

About the author : Caterina Cambareri

Attivista dell’Identità | Mentore | Mindfulness Coach | Meditation Instructor | Mindset & Identity Specialist

Aiuto le persone a riscoprire chi sono davvero, eliminando blocchi e condizionamenti. Niente formule magiche, solo un lavoro profondo sull’identità, il mindset e la consapevolezza per trasformare la propria vita in modo autentico e duraturo.